Lettera, post-morte, a Ada Spadea

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Cara Ada,

te ne sei andata un po’ di tempo fa. Noi non c’eravamo. I  legami politici non sono più quelli di una volta, quelli in cui tu scoprivi un mondo che sarebbe stato bellissimo. Scoprivi le parole di Lenin… ”meglio avere la polvere sui mobili che la polvere nel cervello”. Scoprivi che tutti erano predisposti a diventare comunisti e socialisti e questo ti riempiva il cuore perché percepivi che l’unità era una cosa importante. Così, con questo entusiasmo hai cominciato a dare tutta te stessa alla causa della emacipazione di un popolo, conquistando in Val di Chiana, con la tua passione, capacità e sensibilità, migliaia di donne alle battaglie per affermare i loro diritti e la loro dignità di cittadine. Quell’entusiamo e quella passione che non ti hanno mai abbondato, l’abbbiamo ritrovato in te, qualche anno fa, ancora bellissima, nell’iniziativa che abbiamo fatto a Chiusi “Le donne della Val di Chiana si raccontano” durante l’esposizione della mostra “Le carte Parlano”. Quelle carte che sono memoria ma, oggi più di sempre, stimolo a non dimenticare perché il mondo non è così bello come si sperava e, tuttavia, ancora indomabili per continuare a credere nella possibilità di costruire un mondo nuovo e chissà, magari anche bellissimo. Utopia! Forse. Ma tu, volteggiando nell’aria come una farfalla di cento colori,  continuerai ad aiutarci a costruire concretamente l’utopia della speranza.

Le amiche dell’Archivio UDI della provincia di Siena

 

Ada Galli Spadea era nata a Chianciano nel 1929, da famiglia di tradizione socialista. Il padre è artigiano, la madre gestisce un forno. Ada ha quattro fratelli e due sorelle. La famiglia oppone un netto rifiuto all’educazione fascista. Due dei fratelli divengono partigiani; uno di essi viene deportato e non fa ritorno. Altri due fratelli combattono in Sardegna e in Grecia. La famiglia nasconde in cantina armi dei partigiani. Ada e una delle sorelle prestano assistenza ai feriti durante il fronte. Con il matrimonio si trasferisce a Chiusi. Subito dopo la guerra si apre il periodo dell’attività politica, prima nella attività giovanili del PCI. Frequenta la scuola di partito. Dirige l’UDI di Chiusi per quarant’anni e per  un lungo periodo ne è stata anche funzionaria. Ha saputo cogliere le novità del femminismo e i suoi ideali di emancipazione e liberazione delle donne li ha, poi,  trasferiti con sapienza nell’attività  dell’Auser.