Una ricerca dell’Archivio UDI della provincia di Siena che si è concretizzata in una mostra fotografica e in un libro che raccoglie testimonianze e fotografie.
Il tutto è stato presentato il 30 Settembre 2023, Brenna, in una iniziativa pubblica con la collaborazione di Paola Lambardi, che ha letto le testimonianze, e di Lisetta Luchini e Marta Marini che le hanno accompagnate con canti popolari.
Come scrive il sindaco di Sovicille nella presentazione del libro la vicenda della filanda è “una pagina straordinaria del nostro vissuto collettivo che rischiava di scorrere via per sempre con l’acqua della gora, se alcune tenaci e caparbie donne dell’Archivio UDI di Siena (….) non avessero recuperato un materiale documentale copioso e preziosissimo, fondamentale per ricostruire un interessante spaccato del contesto socio-economico della Brenna del dopoguerra: un tempo a noi prossimo eppure, per certi versi, estremamente lontano.”
Brenna è una piccola frazione del comune di Sovicille, oggi abitata da circa 80 famiglie, ma che nel secondo dopoguerra “vantava la stazione dei Carabinieri, il circolo ARCI e quello delle ACLI , la segheria del marmo, la Draga del Signor Ciacci ed altre attività allora importanti “ come ricorda nella sua testimonianza Anna Maria Adelucci.
La filanda fu aperta poco dopo la seconda guerra mondiale da Guido Coppi e sua moglie Fiammetta Burroni e rimase in funzione fino agli anni ottanta.
Non esistono più documenti che ne attestino la storia e l’attività e rimane solo una piccola porzione diroccata degli stanzoni che ospitavano tutti i macchinari che servivano per allargare e cardare la lana e per fare i veli per i coltroni.
Sono state le testimonianze orali di alcune donne che vi avevano lavorato e delle loro figlie e quella della nipote dei due titolari a permettere di ricostruire le vicende di questo luogo tutto femminile, a trasmetterci il clima familiare che si instaurava fra le lavoratrici e la signora Fiammetta, a farci comprendere che si trattava di una realtà importante “della vita di donne giovanissime che si affacciavano per la prima volta al mondo del lavoro extradomestico”.
Le fotografie esposte nella piccola mostra, e riportate nel libro, sono di tre fotografi locali, scattate negli anni ottanta, ultimo periodo di vita della filanda, e ci mostrano le lavoratrici impegnate alle macchine. La testimonianza di Gabriella, figlia di una delle prime lavoratrici della filanda, Luisa detta Mimma, ha permesso di riconoscerle nelle foto e collocarle nelle corrette fasi del percorso di lavoro.
Daniela Angiolini e Gabriella Neri, che hanno portato avanti la ricerca per conto dell’Archivio UDI , nel loro testo introduttivo scrivono che questo impegno le “ha arricchite dal punto di vista culturale ed umano, regalando a noi, alla nostra associazione e a chi leggerà queste pagine un pezzetto del vissuto autentico delle lavoratrici della filanda di Brenna, donne che rimarranno sempre in contatto con le generazioni presenti e future attraverso le loro stesse parole”.